martedì 5 marzo 2013

La violenza in famiglia deriva dall'onorare il padre e la madre.

Forma e psiche non sono separate!

In tutta la struttura del pensiero religioso della Religione Pagana, a differenza del cristianesimo, sono i genitori che devono onorare i figli rendendoli indipendenti da essi. Devono fornire loro i mezzi culturali e sociali affinché si distacchino dalla famiglia.

Nella religione cristiana i figli devono onorare il “padre e la madre” e finiscono in questo modo per essere afferrati in una gabbia di ricatti e di condizionamenti emotivi da parte di padri e madri depressi e insoddisfatti della vita da diventare, a loro volta, depressi e insoddisfatti della vita. In perenne conflitto in quel gioco dei ruoli imposto dalla sacra famiglia cristiana.

Anziché far partecipare il figlio alla vita collettiva della famiglia e della società, lo si relega in un ambiente separato fatto di giovanilismo, “giochi per la sua età”, in ambienti privi di stimoli e finalizzati a fissare le sue pulsioni di sviluppo in un perenne infantilismo.

I figli, come tanti piccoli animali da compagnia, vengono violentati nella loro struttura psichica. Solo a fatica la Corte di Cassazione, sentenziando nei vari casi, ha da poco iniziato a condannare i genitori per mancanza di attenzione per i bisogni dei figli.

E’ l’orrore cristiano che si riversa sui ragazzi sotto forma di terrorismo psicologico di una tale violenza da costringerli a vivere una vita di menomati. Bambini mai cresciuti in un corpo pulsionale da adulti incapaci di gestire le relazioni col mondo.
Dove sta l’origine della violenza in famiglia? Nei ruoli imposti dalla sacra famiglia cristiana ai quali qualcuno non accetta di sottomettersi.

Riporto l’articolo del giornale La Repubblica:

L’amore delle madri che imprigiona i figli
di MICHELA MARZANO

ESISTONO ormai in tutto il mondo blog e diari online tenuti dalle mamme. Luoghi di discussione e di dibattito che permettono a tante madri di condividere non solo esperienze e problemi personali, ma anche proposte politiche e riflessioni profonde sulla condizione femminile.

Luoghi di crescita e di confronto quindi. A meno che la maternità non si trasformi in una nuova prigione - non solo per le madri, soprattutto per i figli - come sembra accadere in un blog tutto italiano, Io e mio figlio, la cui pagina Facebook è seguita da più di 500.000 persone. "Mio figlio è il regalo più bello che il cielo mi ha fatto". "Ricchezza è sapere che tuo figlio non ti lascerà mai". "Solo una mamma può capire! Quel bambino è diventato un uomo, ma per te resterà sempre il tuo piccolo".

E così via di seguito, come se i bambini fossero una proprietà; come se la maternità legasse per sempre a questi figli che, invece di avere il diritto di vivere poi la propria vita, non potessero mai essere "altro" che figli! Certo, commuove vedere tanto affetto e tanta devozione. Certo, la maternità cambia la vita di ogni donna costringendola a fare i conti con chi non ha chiesto niente e dipende in tutto da lei. Ma i figli non hanno soprattutto bisogno di essere accompagnati verso l'indipendenza per diventare autonomi? Non c'è altrimenti il rischio di trattare i bambini come oggetti, il cui compito sarebbe quello di colmare il proprio vuoto interiore?

Essere genitori, come spiega chiaramente il pedopsichiatra D. W. Winnicott, significa permettere ai figli di crescere e di imparare ad arrangiarsi da soli. È per questo che si ha il dovere di accogliere i propri bimbi per come sono e di accettarne le specificità, senza trattarli semplicemente come degli oggetti a propria disposizione. L'amore è sempre amore della differenza. E non c'è amore più grande di quello che lascia liberi. Altrimenti, si tratta solo di una parola vana che nasconde l'impotenza di chi, incapace di accettare la differenza altrui, strumentalizza i figli per sentirsi onnipotente.

Twitter @MichelaMarzano
(19 febbraio 2013)

Tratto da:
  
A differenza di quanto afferma questo articolo, che sembra sia attribuito a Winnicott, i propri figli non sono “per come sono”, ma sono ciò che l’ambiente  familiare prima e sociale poi, hanno voluto che siano. Ovviamente ogni individuo è diverso, ma la gestione della propria diversità dipende dall’ambiente familiare e dall’ambiente sociale che ne ha costretto gli adattamenti obbligando la soggettività a plasmare fisico, psiche e carattere in funzione delle sollecitazioni ambientali.

Nell’ideologia religiosa cristiana i figli sono oggetti di proprietà di quella famiglia dei ruoli che imita la sacra famiglia cristiana. Oggetti posseduti da un padrone. Oggetti su cui esercitare la violenza, sia in forma psichica che in forma fisica, perché, secondo i cristiani, nessuno può “manomettere” la creazione del loro dio padrone.

Estraniando l’infanzia dalla partecipazione sociale e rendendo il ragazzo dipendente dai genitori che lo vorrebbero sempre infantile, si distrugge il divenire della società.


06 marzo 2013
Claudio Simeoni
Meccanico
Apprendista Stregone
Guardiano dell’Anticristo
P.le Parmesan, 8
30175 – Marghera Venezia
Tel. 3277862784

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